giovedì 17 gennaio 2013

Alleanze, scenari sinistri e altri disastri

La campagna elettorale riserva ogni giorno interessanti sorprese e altrettanti interessanti spunti di riflessione. La situazione si evolve giorno per giorno anzi, ora per ora, e con essa si evolvono alleanze e possibili tali, nomi di candidati e futuri scernari politici posteriori alle date del 24-25 febbraio prossimi. 
Insomma si tratta di un work in progress su una parte del quale, per una parte, vorrei tratteggiare uno scenario. 

Cercherò ora di fissare dei paletti cronologici utili al fine di comprendere meglio e più a fondo la situazione che si sta andando a delineare. 
  • E' dei giorni scorsi la notizia secondo la quale il giudice in aspettativa Antonio Ingroia abbia teso una mano al leader PD Pierluigi Bersani per un accordo elettorale al senato. Pare che, ad oggi, la mano tesa non abbia ancora stretto quella di Bersani. 
  • E' di ieri invece la notizia di un incontro alle 7:30 del mattino tra Bersani e Mario Monti per discutere della costituzione di un fronte comune per accerchiare e sconfiggere l'avversario Silvio Berlusconi. Nello stesso incontro, stando sempre a quanto riportato da La Repubblica, il leader del PD e il senatore Monti abbiano gettato le basi per un accordo post-elettorale teso alla creazione di un governo.
  • Sempre ieri il primo ministro uscente Monti è stato ospite della trasmissione Lo Spoglio di Ilaria D'Amico  nel corso della quale il senatore a vita ha parlato dei temi più importanti di questa campagna elettorale, non ultima la questione dei matrimoni gay sulla quale si è mostrato assolutamente contrario ma per i quali prospetta altre soluzioni legislative. Chissà che ha pensato a riguardo Nichi Vendola.
Fissati i paletti cronologici, proviamo ora a dipingere lo scenario politico dentro al quale andranno a muoversi i personaggi elencati facendo, come spesso si fa in matematica per la dimostrazione di un teorema, un ragionamento per assurdo.

Immaginiamo che la sera del 25 febbraio le urne decretino (come molto probabile che succeda) la vittoria alla Camera del PD, la tenuta del PdL e una performace decente per gli schieramenti minori. Immaginiamo che la stessa sera le urne decretino invece per il Senato un sostanziale pareggio tra i due maggiori schieramenti e quindi l'ingovernabilità, per la parte politica che avrà conseguito la maggioranza alla Camera. Che succede allora ? 
Ed ecco che, come per magia (ma nemmeno poi tanta) si concretizza ciò di cui Bersani e Monti & Co. stanno ora discutendo. 
In una situazione di sostanziale pareggio al Senato i seggi conquistati da Monti & Co. diventano determinanti per la tenuta del nuovo esecutivo. Quindi per Bersani sarà necessario imbarcare sulla sua nave gli eletti nelle liste del professore, gli eventuali eletti del movimento Rivoluzione Civile di Ingroia e provare così a governare. 
Ma in politica, più che in ogni altra cosa, domina il principio del do ut des, cioè del "do se mi dai". E quale può essere la contropartita di Bersani a favore di Monti, Ingroia & Co. ? La risposta è fin troppo evidente: posti di governo e sottogoverno. 
Così ci ritroveremmo un governo molto assortito che potrebbe annoverare, tra le forze che lo sosterranno, personaggi con dievrse estrazioni politiche: Vendola, Ingroia, Bersani, Monti, Casini e Fini (questi ultimi due legati al carro del bocconiano).

Facciamo un passo indietro nella storia. Le recenti esperienze di governo del Centrosinistra italiano sono state caratterizzate da coalizioni molto variegate nelle quali ogni leader di partito si è comportato più come un ras di quartiere che come uno statista imponendo il proprio punto di vista e ricattando il leader della coalizione qualora questi non avesse ceduto, anzi soddisfatto, le richieste dell'alleato minore. Vittime di questo gioco al massacro sono stati entrambi i governi guidati da Romano Prodi. 

La possibilità, stando alle notizie di questi ultimi giorni, che si possano riproporre situazioni del genere è pipù che mai concreta. Come riuscirà il leader PD a tenere insieme anime politiche diverse come Vendola, Ingroia (?) Monti e Casini ? E' un bel dilemma, vero ? 

Ad onor del vero c'è da dire che parte della responsabilità di situazioni del genere sono dovute alla legge elettorale, il Porcellum, che rende ingestibile il Senato più che la Camera e che, paradossalmente, sebbene legge elettorale basata sul proporzionale - la più rappresentativa dal punto di vista democratico - favorisce più i piccoli schieramenti che i grandi. 

Quindi, a mio modo di vedere, ci ritroveremo, se lo scenario da me disegnato dovesse veramente concretizzarsi, con un governo che, salvo miracoli, è destinato a durare poco. Sinceramente non me lo auguro. L'Italia ha bisogno di un governo stabile, serio e duraturo che possa imprimere una certa direzione alla vita della nazione. Quindi, ulteriori crisi di governo e ulteriori elezioni, considerato il critico momento dell'economia, sono da scongiurare. 

Personalmente, al di là dei limiti e dei difetti del Porcellum che dovranno essere risolti il prima possibile, una soluzione capace di fai vincere agevolmente e far governare facilmente il PD io l'avrei. 
Il buon Bersani, persona sulla quale credo sia difficile muovere alcun sospetto, e tutto lo stato maggiore del PD hanno commesso un grossolano errore di valutazione mostrando anche scarsa lungimiranza politica. 
L'errore strategico è stato commesso nel sostenere alacremente la candidatura di Bersani alle primarie dello scorso novembre contro il rivale Matteo Renzi. Il giovane sindaco, sebbene spavaldo e irriverente, atteggiamenti che ha dovuto assumere forzatamente per dare una immagine di sicurezza e di leadership, sarebbe stato il leader capace di stravincere le elezioni, di assicurarsi una maggioranza solida alla Camera e altrettanto solida al Senato ma soprattutto avrebbe intercettato i voti degli elettori delusi e scontenti del Centrodestra. E, cosa più importante, avrebbe impedito la candidatura di Silvio Berlusconi (questi teme tanto Renzi al punto di averlo invitato ad entrare nel Centrodestra) con conseguente sparigliamento della compagine rivale. Insomma, si sarebbe vinto facile e bene. 
Ma le logiche di partito hanno prevalso e i maggiorenti del partito l'hanno spuntata. Temevano il rottamatore ma credo che a rottamare il governo a guida PD, e con esso l'establishment del partito, ci penseranno altri.

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